31 dicembre: la notte delle bollicine

 

31 dicembre, la notte delle bollicine per eccellenza. E la bollicina per antonomasia è lo champagne. Per appassionati e gourmet, lo champagne è il vino perfetto, ed è considerato un vero e proprio salvavita. Ogni ora è buona per stappare una “bolla”; un ospite inatteso nella tarda mattinata o nel pomeriggio? Due schegge di parmigiano, qualche fetta di salame, una bottiglia di champagne, ed il problema è risolto. Anticipo di Campionato di calcio, serata di Coppe europee, o film sul divano con amici? Cosa c’è di meglio di pizza, supplì e champagne? Grazie alla sua versatilità, si abbina praticamente a tutto, aperitivi, antipasti caldi e freddi, primi piatti, secondi di carne pesce o vegan, e persino ai dolci (evitiamo però gelati o dessert troppo pannosi tipo la mimosa).

 

I prezzi? Non necessariamente una bottiglia di champagne deve dissanguarci il portafoglio, ce ne è per tutte le tasche, e nelle enoteche specializzate, un ottimo champagne, può costare quanto una Panda, o quanto due bottiglie di birra artigianale.

 

Per il cenone di fine anno ci siamo affidati ai consigli di Alessandro Ferracci e Sabrina Ragusa, anima e cuore del ristorante Osteria di San Cesario, culla storica della cucina tradizionale romana. <<Per la sera di capodanno, consiglio di affidarvi agli champagne di due maison storiche come Ayala e Bollinger>>, spiega Alessandro Ferracci.

 

<<Con Bollinger si va sul sicuro – continua Alessandro – è una maison storica nel panorama dello champagne, affonda le sue radici nella prima metà dell’800, e da sempre regala emozioni garantite nel bicchiere. In un cenone casalingo, che strizza l’occhio alla tradizione, da Bollinger prenderei senza dubbio il Rosé, e la Grande Année 2007>>.

 

<<Giocando con un cenone diverso, che però guarda negli occhi la tradizione romana, seguendone la stagionalità – interviene Sabrina Ragusa – partirei con un’erba fritta, come la borragine, e li accosterei il Brut Nature di Ayala. Si tratta di uno champagne che è cresciuto molto, grazie alla mano della Chef de Cave Caroline Latrive. La composizione è 40% chardonnay, 40% pinot noir, 20% pinot meunier, e si sposa egregiamente con fritti “salini” come la borraggine, e se poi volete giocare la carta del pesce crudo sarà un fedele compagno nel bicchiere>>.

 

<<Come primo piatto potete giocare con uno spaghettone cacio e pepe, simbolo della nuova tradizione romanesca, che mette d’accordo anche gli amici vegetariani>>.
<<Sul cacio e pepe, senza ombra di dubbio il Brut Majeur di Ayala, che sfruttando il gioco di contrasto e la “pasticceria” del cacio e pepe, è veramente tanta roba! Continuando sulla tradizione romanesca – raccomanda Alessandro – proporrei una rassicurante amatriciana, dove d’obbligo è il guanciale e bandita è la pancetta>>.

 

<<Nel bicchiere accanto ad una amatriciana (provate il mezzo rigatone al posto del bucatino) – continua Alessandro – giocherei con il Rosé di Bollinger, champagne di grande struttura e persistenza. Trattasi di un accostamento per simpatia tra la pasta ed il vino, che regge tranquillamente il piatto, anzi, si esalteranno l’un l’altro. Provare per credere>>.

 

Al cenone non può mancare lenticchie e cotechino. <<No>>! Risponde perentorio Alessandro. <<Al cenone non può mancare la Grande Année. La Grande Année è uno dei miei champagne di riferimento, che non deve mai mancare sia nei ristoranti importanti, che nelle cantine private degne di questo nome. È uno degli champagne che ognuno di noi porta nel cuore, e che ha stappato nei momenti importanti. Riesce ad essere poliedrico come pochi. Sta bene da solo. Con preparazioni complesse di carni e funghi si esalta, con pesci al forno si trasforma in quadro e cornice. Cambia spesso nel bicchiere, se avete la pazienza di aspettarlo, e personalmente, sarà il mio compagno di mezzanotte, insieme a cotechino e lenticchie>>!

 

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