Una cinquantina di rom fuori il Camping River

 

A pochi giorni dallo sgombero del Camping River, il quartiere di Prima Porta è diventato un accampamento a cielo aperto.
Le decine di famiglie rom che, da venerdì scorso, sostano nella piazza principale del rione romano rappresentano quella parte di etnia che, non avendo trovato nel piano rom capitolino soluzioni tali da permettere il superamento della precedente condizione abitativa, ha rifiutato le alternative proposte dalla Sala Operativa Sociale del Comune di Roma.

 

Si tratta di donne che, con i loro bambini, non hanno accettato, per non lasciare i propri mariti, di essere trasferite in strutture di accoglienza… e che alle tendopoli hanno preferito la strada dove, di giorno, sostano all’ombra dei palazzi per ripararsi dal sole rovente, e di notte si rifugiano nei furgoni o su dei materassi poggiati a terra.
Sono circa una cinquantina e tra loro ci sono molti i bambini di età compresa tra i tre mesi e i quattordici anni <<Da giorni dormiamo tutti in strada, dal Comune non ci è stato offerto nulla se non la divisione delle nostre famiglie. È una presa in giro continua: il bonus per le case che nessuno vuole affittarci, i soldi per aprire attività con labirinti burocratici infiniti, come i contributi per tornare nei nostri paesi di origine che non bastano nemmeno per il viaggio>>, cosi racconta uno di loro mentre è intento a pulire la zona intorno all’accampamento improvvisato.

 

Ma oltre al rammarico per il fallimento di un piano (dal loro punto di vista) che avrebbe dovuto offrirgli una dignità sia in termini abitativi che d’inclusione sociale, e all’incertezza di un futuro senza prospettive concrete, quello che attanaglia di più le famiglie rom è che vengano private dei loro figli.

 

Naturalmente, in un contesto che assume, man mano che passano le ore, sempre di più connotazioni emergenziali, l’intolleranza da parte dei residenti si fa sempre più accesa e, in attesa di interloquire nuovamente con il comune, si profila, sempre più insistentemente, la potenziale ipotesi di ricevere ospitalità presso amici o parenti in altri campi della Capitale o che vengano insediati in altri accampamenti di fortuna negli angoli più nascosti della Capitale.
Le famiglie dell’ex Camping River continuano a non avere né una casa né, tanto meno, una meta.