Logica di sistema anche per il trasporto pubblico locale

 

In tutte le mie riflessioni settimanali, che il Direttore di “Quaderni” ha gentilmente pubblicato sul suo giornale ogni lunedì, ho sempre posto l’accento sull’importanza di un lavoro di sistema a livello locale con lo scopo di offrire servizi migliori ai cittadini e praticare significative quote di risparmio nei costi. Ho messo in evidenza questa visione in vari settori della vita pubblica ed economica: dalle biblioteche e servizi culturali alle banche di credito cooperativo, dalla promozione del territorio alla valorizzazione turistica.

 

A nessuno sfuggirà che questa idea comporta la dismissione del campanilismo e del localismo esasperato per un obiettivo di interesse pubblico collettivo, sicuramente più capace di intercettare i bisogni reali dei cittadini, esercitando un’azione di maggiore spessore economico e di più alta capacità innovativa, in un contesto sociale ed economico in grande evoluzione.

 

Per realizzare questo obiettivo, l’ho già detto in altra riflessione, occorrono classi dirigenti locali dei singoli comuni aperte e lungimiranti, capaci di dialogo con la realtà territoriale che hanno intorno, disposte a pensare in termini plurali e territoriali, innovative in termini organizzativi, disposte a rinunciare al piccolo potere del campanile per sviluppare un percorso di condivisione. Non mi stancherò mai di invocare queste qualità nei nostri Amministratori: sono quelle che possono far camminare il nostro territorio, che possono portarlo ad una crescita sociale ed economica di rilievo, che possono trasformare i Castelli Romani e Prenestini in luoghi di buone pratiche innovative.

 

Mi preme però oggi porre all’attenzione un settore, che anche insieme con altri, si rileva strategico per la nostra realtà territoriale: il trasporto pubblico locale.
Esso va ripensato in termini di sistemi locali: non più solo servizi di trasporto pubblico locale di ambito comunale, ma servizi d’area, in grado di intercettare i bisogni di mobilità dei cittadini, divenuti ormai ampiamente interconnessi nei vari comuni del territorio. In maniera sempre più frequente infatti i cittadini acquisiscono servizi, o acquistano merci, in comuni diversi a seconda della dislocazione, della comodità, della disponibilità, della convenienza: dalla scuola alla sanità, dai servizi sociali al negozio specializzato, dal supermercato all’ufficio di servizio pubblico.

 

Tutte queste cose avvengono ormai con ampia normalità, mentre i trasporti locali continuano a funzionare con una struttura verticale, verso Roma, per il trasporto interurbano, e con una struttura interna al singolo comune per il trasporto pubblico locale. Spese che sovente non trovano più giustificazione nel nuovo contesto territoriale di riferimento dei cittadini.
Occorre perciò urgentemente ripensare tutta la politica del trasporto locale. Questo possono farlo solo i Sindaci, se trovano gli strumenti giusti per avviare un percorso di progettazione condivisa in funzione dei nuovi bisogni di mobilità dei cittadini.