Ma lo amiamo davvero il nostro territorio?

 

Facebook pullula di profili o di pagine che richiamano l’amore e l’attaccamento al proprio paese, o che vogliono mettere in evidenza la bellezza di particolari luoghi, che nel nostro territorio abbondano.
Una parte di essi, dai titoli ormai standardizzati – “Quelli che amano…”, oppure: “Non sei di …… se non…” – espone costantemente foto e richiami sulla bellezza dei luoghi, o del proprio paese, con immagini di oggi e d’epoca, puntando ad esaltarne il valore intrinseco.

 

Un’altra parte, con titoli solitamente più combattivi, hanno sposato il metodo della denuncia pubblica ed espone immagini di deturpamenti, richiamando l’attenzione delle Autorità pubbliche ad interventi di bonifica e di pulizia.
Atteggiamenti encomiabili, che segnalano un notevole amore per il territorio. Ma è modalità di pensiero che spesso ricorre anche tra i candidati ad amministrare le città e i paesi.

 

Nonostante questo, i nostri boschi e i nostri prati continuano ad essere ricettacolo di ogni ben di Dio, e le strade, che li costeggiano o li percorrono, rivelano panorami raccapriccianti per l’accumulo di rifiuti di vario genere. E anche le nostre città faticano a mantenere un livello di decoro urbano dignitoso e sono fatte segno di abbandono di rifiuti fuori orario e in luoghi impensati, di atti di vandalismo che colpiscono le attrezzature di arredo urbano, di modalità d’uso degli spazi pubblici assolutamente poco confacenti.

 

C’è di che domandarsi: quelli che scrivono e quelli che imbrattano sono due popoli diversi? Oppure sono gli stessi, che soffrono del complesso del dottor Jeckill e mister Hide, per cui da una parte scrivono e reclamano e dall’altra, sul piano pratico, mettono in atto comportamenti non sempre irreprensibili?

 

Propendo per un sì ad ambedue gli interrogativi.
Purtroppo abbiamo maturato un’attitudine perversa a considerare res nullius (cosa di nessuno) la res publica, quando invece appartiene a tutti: la res omnium. La bellezza dei nostri boschi, dei nostri prati, dei nostri parchi, dei nostri monumenti, dei nostri spazi urbani, appartiene ad una categoria generale, che sembra non riguardarci personalmente. In altri termini essa non ci coinvolge nella quotidianità, fino a farci evitare condotte inappropriate o a segnalare pubblicamente comportamenti trasgressivi.

 

Sotto questo aspetto si ha l’impressione che anche le Autorità pubbliche locali, nonostante i pensierini impegnativi della campagna elettorale e anche dopo, non sembrano intente a perseguire, con iniziative appropriate e conseguenti, una cultura del bello, del rispetto dei luoghi, della cura delle strade e delle piazze: si autorizzano troppo spesso iniziative e attività, o la messa in opera di installazioni, che feriscono il senso minimo del buon gusto. Né si assumono, fatte salve lodevoli eccezioni, adeguate misure di controllo per evitare comportamenti illeciti, sanzionando con efficacia i trasgressori.

 

Il nostro Paese, particolarmente la campagna romana, i Castelli Romani e i colli prenestini, sono i luoghi del bello e del decoro, esaltati anche dalle elegie, dai reportages e dalle pitture degli artisti del Grand Tour. Ma questi luoghi oggi non riescono a mantenere quel livello di bello e di decoro, che li hanno fatti apprezzare in passato.
Vogliamo lanciare una campagna di recupero culturale e etico per ridare dignità, bellezza e gradevolezza ai Castelli Romani e ai colli prenestini? E’ assolutamente necessario. Perché se non siamo noi per primi ad apprezzare il nostro territorio, non possiamo aspettarci una ripresa di attenzione da parte degli altri per trasformarli in turisti attivi.