Smantellamento campi Rom: avvio “complicato”

 

Il decollo della delibera pentastellata sullo smantellamento dei campi rom non è stato dei migliori. La difficoltà di accesso, da parte di queste etnie, al mercato immobiliare privato si è rivelata fallimentare.
La baraccopoli di Via della Tenuta Piccirilli a Prima Porta, che avrebbe dovuto fare da apripista, si è rivelato un vero e proprio flop.

 

Il piano, approvato dalla giunta capitolina, prevedeva da una parte l’impegno delle famiglie rom, di trovare un’abitazione privata… e dall’altra quello di garantire, per gli aventi diritto (che si sono rivelati la maggior parte) un buono casa (pari ad €800 mensili per un massimo di due anni). Ma nessun abitante è riuscito a firmare un contratto di locazione e non sono valsi a nulla gli interventi dei mediatori culturali.
Sta di fatto che la convenzione con la cooperativa Isola Verde è scaduta il 30 settembre, ma la baraccopoli non è stata ancora chiusa e, su 89 aventi diritto, solo una famiglia ha trovato un alloggio privato.

 

Tutti gli altri sono stati caldamente invitati a trovare una sistemazione sul mercato privato, con la promessa che, a fronte di un contratto di locazione, verranno erogati i fondi comunali previsti. La permanenza abusiva di queste famiglie nell’area che, in seguito alla scadenza della convenzione è tornata ad essere privata, sottopone anziani e bambini al rischio, sempre più incombente, di rimanere senza acqua, luce, vigilanza e sportelo sociale, in barba ai principi di legalità, solidarietà, e integrazione che sono alla base del piano stesso.
L’escamotage di dirottare la ricerca su alberghi e residence per gestire l’emergenza nei prossimi sei mesi, dal 30 settembre al 31 marzo 2018, non va meglio.

 

Per cercare di dirimere la controversia è intervenuto anche l’ambasciatore della Romania che, pare, abbia consigliato a qualche famiglia di rientrare nel proprio paese.
Il Presidente dell’associazione 21 luglio Carlo Stasolla commenta, in termini alquanto scettici, l’intera vicenda: <<Il modo in cui l’Amministrazione Comunale sta aggirando la questione assume i contorni della mistificazione nei confronti delle famiglie rom del Camping River in primis, ma anche verso tutti coloro che avevano creduto in un reale superamento del “campo” attraverso un regolare processo di inclusione. Villaggio attrezzato o “struttura ricettiva temporanea”: cambia il nome ma non la sostanza. Quale sarà il destino di queste famiglie allo scadere dei 6 mesi stabiliti nella Delibera visto che il denaro destinato alla loro inclusione sarà interamente speso per la loro accoglienza?>>.