Rifugiati: Ciampino si scopre sempre più “umana”

 

Esiste un’umanità che soffre, che rischia la propria vita mettendo in discussione i nostri stili, le nostre priorità, per vincere i nostri pregiudizi, e scuotere la nostra indifferenza.
Ed è quella parte di umanità che prende il nome di “rifugiati politici” costretta a fuggire dalle discriminazioni razziali, religiose, di nazionalità o perché scappano da una guerra.

 

Ci siamo mai chiesti cosa si può provare nell’essere costretti a lasciare il proprio Paese, lasciare i propri cari, e dove si può trovare la forza per andarsene con la speranza di una nuova vita?
Ed è proprio perchè ci si è posti queste domande e per restituire un briciolo di speranza che, circa un anno e mezzo fa, il sindaco del Comune di Ciampino, Giovanni Terzulli, ha accolto la richiesta da parte della prefettura di ospitare, presso l’Ostello del Casale dei Monaci, 80 rifugiati, dopo aver effettuato un passaggio, dovuto, tra i cittadini, i comitati di quartiere, i parroci, le associazioni e la sua maggioranza.

 

Ma chi sono questi ragazzi? Porsi questa domanda è un po’ come attribuire loro dei volti, incontrare i loro sguardi, tentare di avvicinarsi alla fisicità dei loro corpi, superare le barriere, che innalzano, a causa dello smarrimento e della paura con cui sono abituati a convivere.
Ed è questo il compito che svolgono quotidianamente i mediatori culturali della Fondazione “Silvano Andolfi” che, da luglio del corrente anno, opera all’interno della struttura (NELLA FOTO). La loro è un’assistenza non solo psicologica ma anche sanitaria e legale, dal momento che per molti di loro non è stato ancora riconosciuto lo status di rifugiati, mentre quella strutturale è affidata ad Asp (Azienda in house del Comune di Ciampino).

 

Hanno un età media di circa 30 anni, alcuni di loro sono analfabeti. Uomini adulti, quindi, catapultati in una realtà che non conoscono ma verso la quale si impegnano, attraverso la sottoscrizione di un regolamento, a portare rispetto sia in termini ambientali che umani.
Sono adulti ai quali, nonostante la situazione di precarietà in cui vivono, si tenta di offrire un tenore di vita dignitosamente normale. Infatti, pur avendo l’obbligo di firma, escono per la città, e sono proprio quelli che incontriamo mentre percorrono le strade cittadine in sella a delle biciclette in direzione della stazione, per incontrarsi con gli altri connazionali che dimorano in altri centri.

 

Non sono quindi, come erroneamente si pensa, i ragazzi che stazionano fuori dai supermercati e chiedono pochi spiccioli per aiutare a portare un carrello, perché a loro è vietato, tassativamente, fare accattonaggio.
Possono contare su un piccolo sussidio giornaliero che non è a carico del nostro Comune, che invece fa solo da tramite. Il Comune infatti, ha il compito di rendicontare i costi sostenuti alla Prefettura, che si impegna ad erogare i fondi.

 

Oltre a seguire lezioni di lingua italiana, alcuni di loro hanno seguito dei corsi HCCP e, nel mese di giugno, ogni lunedì mattina, hanno giocato a pallone contro i ragazzi frequentanti l’ultimo anno delle superiori del Volterra e del Michele Amari, presso il centro sportivo di via Superga gestito dalla società Polisportiva Città di Ciampino.
Un’attività quindi che mette in campo tutte le azioni possibili per combattere la paura e la diffidenza che li ha spinti ad abbandonare il proprio paese.
Se tutti noi riuscissimo a prendere coscienza di tutto questo, saremmo in grado di individuare la chiave di volta per aprire le porte dell’accoglienza.