La seconda vita del Vivaro e del suo centro equestre

 

Il Centro Equestre del Vivaro (oggi conosciuto come Centro Equestre Ranieri di Campello), i suoi 145 ettari di superficie unica al mondo, i suoi stadi, le sue strutture interne…non sono morte, anzi!

 

E se l’abbandono dell’impianto da parte della Federazione sembrava aver condannato l’impianto equestre “più bello al mondo”, l’iniziativa di un sindaco coraggioso come Pasquale Boccia, coadiuvato da un manipolo di eroi come quelli dell’ASD Federigo Caprilli e personaggi del calibro di Nicoletta Romagnoli, Fabio Fani Ciotti e Massimo Ramires, ha ridato speranza – e soprattutto vita – alla struttura che ospitò le gare di equitazione delle Olimpiadi di Roma del 1960.

 

Sarebbe stata la sede prescelta anche per le eventuali Olimpiadi di Roma 2024, ma sappiamo come è andata a finire con la candidatura capitolina.

 

Oggi l’impianto è tornato ad ospitare una prima gara nazionale, per il 2017 ne sono previste almeno altre sei, la manutenzione ordinaria è garantita a fronte di impegni straordinari da parte dell’Associazione Caprilli.

 

I tre anni di abbandono totale a cui la struttura è stata condannata dalla Federazione l’hanno penalizzata gravemente. I danni da vandalismo, furti, danneggiamenti vari e disinteresse (link foto danni) si possono quantificare in circa 2milioni di euro e gli inviati di Striscia la Notizia hanno a suo tempo documentato il tutto. Inutile dire che l’impianto era sulla stessa mesta strada di sfascio dei più sfortunati Stadio Flaminio (altra sede delle stesse Olimpiadi del 1960) e dell’impianto dell’Eur Tre Fontane ma, grazie all’intervento del già citato ex sindaco Boccia e delle persone dell’ASD Caprilli, nonché alla sensibilità del CONI, il fiore all’occhiello dell’Equitazione italiana ha ancora le sue chance. E ciò testimonia anche circa la bontà della capacità formative di un Centro come quello del Vivaro, che rivive ora proprio grazie all’opera titanica di questi ragazzi che a suo tempo qui furono formati e cresciuti.

 

<<Ad oggi – ci spiega Fabio Fani Ciotti, atleta della Nazionale italiana ed istruttore, titolare di una delle scuderie presenti nell’area e deus ex machina del processo di salvataggio del Centro Equestre – abbiamo ripristinato tutto il percorso di Cross Country, lo stadio e le tribune del Salto ad ostacoli principale e di quello secondario, il campo di allenamento centrale e quattro delle sei scuderie da gara. Ammetto di aver vissuto una emozione indescrivibile a novembre, quando abbiamo ospitato la prima manifestazione, a vedere le scuderie illuminate di notte, di nuovo restituite alla loro dimensione, con il Centro frequentato e vissuto come non accadeva da anni>>.

 

Ma oggi il Centro è anche di nuovo presidiato: <<Abbiamo – precisa Fani Ciotti – un custode con la sua famiglia, presenti in una delle ville interne all’impianto. Non è molto, ma è un inizio. D’altronde, basta vedere come sono ridotte le zone foresteria e club house per capire cosa è potuto accadere senza la presenza di una vigilanza h24 all’interno>>.

 

Ma economicamente chi sostiene il progetto di rilancio? <<Fortunatamente il CONI ci ha riconosciuto un sostegno di 200mila euro l’anno. Grazie a questi soldi ci concentriamo sugli impianti, al fine di realizzare eventi che possano produrre redditività, così di far fronte a tutte le spese necessarie per rimettere totalmente in sesto la struttura. Il costo derivante dai danni è quantificabile in almeno due milioni di euro. Fino ad ora abbiamo pensato soprattutto agli impianti agonistici, ma alloggi e scuderie richiedono degli sforzi immensi. Anche i vari km di staccionate disseminati lungo tutta la superficie richiedono un intervento urgente, non essendo oggetto di manutenzione da ormai troppo tempo>>.

 

L’affidamento al Comune è per due soli anni, chiediamo a Fani Ciotti? <<Sì, immagino anche per testare le capacità del Comune di Rocca di Papa di far fronte ad un impegno tanto gravoso. Ora è anche cambiata l’amministrazione comunale e, il progetto nato nella visione di Pasquale Boccia, deve passare ora attraverso l’impegno dell’attuale sindaco Emanuele Crestini, che si è messo al lavoro per entrare seriamente nella questione e ci sembra molto sensibilizzato e motivato a portare avanti il precorso di riqualifica e gestione>>.

 

È possibile quantificare in percentuale quanto ad oggi è stato ripristinato del vecchio gioiello? <<Quanto ad attività di equitazione, di cavalli, direi un 60%. Per quel che concerne l’impianto, siamo ancora al 30% – chiosa il cavaliere azzurro Fani Ciotti – ed abbiamo bisogno che si snellisca la burocrazia. I 200 mila euro promessi da CONI sono stati stanziati da diverso tempo, ma ancora non ci sono stati erogati. Al tempo stesso abbiamo bisogno che tutta la comunità castellana sia più sensibilizzata sulla materia, sull’importanza di non rinunciare a quello che la Federazione Internazionale ritiene da sempre il più bell’impianto al Mondo di Completo. Abbiamo bisogno del sostegno dell’apparato politico>>.

 

L’abbandono dell’impianto da parte della FISE ha messo in ginocchio anche varie attività imprenditoriali del territorio, con diversi hotel riconvertiti in case di cure e qualche ristorante chiuso. Una gara internazionale con una media di 150 atleti presenti, porta sul territorio almeno due, tremila persone ad evento, che sul territorio restano più giorni.

 

Il rilancio del Vivaro è importante per il territorio, per l’Italia, che non può rinunciare ad uno dei luoghi più belli al mondo, per la stessa Federazione e Coni che, con l’iniziale rinuncia al Centro Equestre, hanno visto capitolare il potenziale tecnico di cavalieri nel Concorso Completo. Un settore da sempre fiore all’occhiello dello sport nazionale che ha bisogno di tornare ai vertici…