Immigrazione clandestina: 13 arresti a Roma

 

Nella mattinata odierna il Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di finanza sta dando esecuzione a un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale capitolino impositiva della misura cautelare personale nei confronti di tredici persone (quattro in carcere, sei agli arresti domiciliari e 3 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria), gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso. Cinque italiani coinvolti, tra cui tre dipendenti dell’Anagrafe di Roma.

 

“Le indagini hanno consentito di far emergere l’operatività su Roma (in particolare, presso la circoscrizione del V Municipio) di uno strutturato e collaudato sodalizio criminale, composto da soggetti di nazionalità bangladese, finalizzato a favorire – a scopo di profitto – la permanenza illegale sul territorio italiano per lo più di propri connazionali, violando i presupposti giuridici per il rilascio o il rinnovo dei permessi di soggiorno”.

 

Il sistema illecito è stato ricostruito dai finanzieri  anche attraverso attività di intercettazioni telefoniche ed ambientali, appostamenti ed osservazione. Coinvolti in primis nove cittadini del Bangladesh, individuati come una vera e propria “agenzia” che si occupava di “reclutare” la clientela interessata a concludere pratiche amministrative presso l’anagrafe comunale con un tariffario variabile tra gli 80 e gli 800 euro complessivi, “gestire” i successivi appuntamenti presso il Municipio, ritirare i relativi certificati di residenza e occuparsi delle “questioni” relative agli immobili utilizzati.

 

Il gruppo poteva contare sulla la compiacenza di tre dipendenti dell’Anagrafe capitolina (A.A., classe ’66, A.L., classe ’55, S.T., classe ’60) che, dietro compensi variabili generalmente tra i 50 e i 100 euro per ogni pratica evasa, emettevano certificati di residenza falsi o rilasciavano prenotazioni per appuntamenti in assenza di ragioni di urgenza.

 

Coinvolti infine anche due italiani (M.P., classe ’28 e M.S., classe ’72), proprietari di immobili (nelle zone di via di Tor de Schiavi e nel quartiere Casal Monastero), disponibili a redigere contratti d’affitto o di comodato d’uso con persone che poi effettivamente non vi dimorano. I pagamenti illeciti all’organizzazione per le “pratiche” evase avvenivano per lo più in denaro contante oppure attraverso ricariche su carte postpay.