Il ministro Orlando a Ciampino

 

Sullo sfondo di una sala consiliare gremita, si è svolta ieri a Ciampino l’assemblea pubblica “Cambiare il Pd ricostruire l’Italia”. Coordinata dal consigliere regionale Simone Lupi, è stata l’occasione per presentare la candidatura del ministro Andrea Orlando (NELLA FOTO) alla segreteria del partito. Sono intervenuti, oltre allo stesso ministro, il sindaco Giovanni Terzulli e il consigliere comunale di Artena Silvia Carocci.

 

Il primo a prendere la parola è stato il “padrone” di casa Terzulli, fornendo brevemente le motivazioni che lo hanno spinto a sostenere la candidatura di Orlando. I presupposti della sua scelta sono fondati sulla consapevolezza e l’auspicio che questa stessa candidatura esprima, al meglio, la necessità del cambiamento di cui lo stesso partito ha fortemente bisogno. Una scelta onesta e trasparente che, paradossalmente, è sinonimo di crescita e unione all’interno del partito stesso.

 

L’intervento di Silvia Carocci, invece, si può quasi equiparare ad un laconico messaggio di aiuto in un momento delicato, come quello attuale, in cui la compagine politica, che rappresenta, vive un momento di spaccatura e disgregazione. Iscrittasi per la prima volta all’età di diciotto anni, guarda all’imminente occasione congressuale come ad un momento storico di cui i protagonisti sono il partito stesso e il Paese.
<<Un partito che è mancato per troppo tempo alla gente, un partito che deve tornare ad attribuire, ad ogni singolo iscritto, il suo ruolo all’interno della macchina politica. Ruoli e centralità la chiave di volta principale. Se lo scollamento tra gli eletti e i vertici più alti persiste, lo stesso partito non esiste. Siamo reduci da un’esperienza rederendaria contro la persona, che è stata privata del suo stesso contenuto>>.
<<Tutto questo poteva essere evitato – ha spiegato la Carocci – se gli uomini e le donne del partito fossero scesi in strada, se avessero battuto il territorio. Un territorio in cui molti circoli sono costretti a chiudere e in quelli che resistono gli iscritti contano poco>>. La Carocci ambisce ad un partito di uomini e donne che siano disposti a difenderlo contro il pressapochismo e la superficialità, ad un partito costantemente presente sul territorio, un partito in cui gli eletti non si sentano soli nel loro operato ma supportati dai poteri più alti.

 

Il ministro Orlando ha chiuso infine l’assemblea, trasmettendo le sue preoccupazioni che hanno ispirato poi la scelta di candidarsi. Crede nel PD ma non gli piacciono le vesti che indossa. Reputa che l’occasione attuale sia quella che consentirà di cambiare rotta, una rotta finora sbagliata segnata dall’esito referendario del 4 dicembre 2016. Il 60% dei “no” appartiene a quel pezzo di Paese che si è allontanato e che si deve recuperare. <<Se sette giovani su dieci – ha incalzato il ministro – hanno bocciato il referendum, un motivo ci sarà ed è da questo che si deve ripartire. L’Italia è stanca di soffrire e ha paura di non farcela. Si deve iniziare a ricostruire proprio da questa fetta di italiani e dall’affermazione totalitaria dei principi fondamentali dell’uguaglianza e della dignità. Il PD sta perdendo dei pezzi lungo il suo percorso perché non è più appassionante e divertente come prima>>.

 

La sua non è una candidatura contro Matteo Renzi, la sua non è una candidatura che prevede comizi, ma punterà all’ascolto, mettendo da parte gli slogan. Tornare nelle periferie e dare voce alle problematiche della gente perché non c’è niente di peggio che lasciare inascoltato l’appello del popolo. Il PD ha fatto finora una grande esperienza di governo, ma non è stata in grado di creare una nuova classe dirigente perché è di questo che l’Italia ha bisogno.
La sua, ammette lo stesso Orlando, è una scelta realistica e di prospettiva e, se dovesse diventare il Segretario del PD, non sarà mai il candidato premier.