DIBATTITO REFERENDARIO A CIAMPINO

 

Nella Sala Consiliare “Pietro Nenni” di Ciampino il 9 novembre u.s., di fronte ad una cornice di pubblico tanto numerosa quanto attenta, si è svolto il dibattito pubblico sulle ragioni del e del no in merito ai quesiti referendari per i quali gli italiani, il 4 dicembre p.v., sono chiamati ad esprimersi.

 

Oltre alla partecipazione di una rappresentanza dei Comitati territoriali a sostegno delle due posizioni, sono intervenuti il costituzionalista Stefano Ceccanti e il Professore emerito di Diritto Costituzionale Massimo Villone, coadiuvati dal mediatore Angelo Vicariello, giornalista di “Avvenire”.

 

Dopo una breve introduzione, si è passati al confronto diretto dei due esperti in materia che, in maniera tecnicistica, si sono confrontati per offrire, alla platea, un quadro più o meno esaustivo dell’importanza del voto che andremo a manifestare nei prossimi giorni e dell’impatto costituzionale che si ripercuoterà sul nostro Paese.
Senza addentrarci in una mera e asettica narrazione delle argomentazioni sollevate, abbiamo pensato di analizzare, nel modo più semplicistico possibile, le ragioni del Sì e le ragioni del No.

 

Il quesito referendario recita:
“Approvate il testo della legge costituzionale concernente ’disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione’, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”
Votare o votare no?

 

Questo è il dilemma. Lo scontro tra le due opzioni è assolutamente uno scontro trasversale e coinvolge tutti gli schieramenti politici. La riforma del Ministro Boschi apporta numerose cambiamenti, tra cui l’abolizione del bicameralismo paritario e del Cnel, la riduzione del numero dei parlamentari, la modifica del quorum per l’elezione del Presidente della Repubblica e l’aumento del numero delle firme necessarie per proporre una legge di iniziativa popolare.

 

Ma analizziamo sinteticamente le ragioni delle due posizioni :
Ragioni del Sì
– addio del bicameralismo: si snellisce l’attività tra Camera e Senato con notevoli benefici in ordine di tempo;
– solo la Camera sarà chiamata a votare la fiducia al governo consolidando così un rapporto di fiducia esclusivo con quest’ ala del Parlamento;
– la diminuzione del numero dei parlamentari e l’abolizione del Cnel comporterà un risparmio economico;
– con l’introduzione del referendum propositivo e le modifiche del quorum necessario si migliorerà la qualità della democrazia;
– il Senato rappresenterà la “Camera di compensazione” tra Governo centrale e poteri locali, pertanto diminuiranno i casi di contenzioso tra Stato e Regioni davanti la Corte Costituzionale.

 

Ragioni del No:
– si tratta di una illeggittima riforma perché elaborata da un Parlamento che è stato eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale, inoltre anche gli amministratori locali che comporranno il nuovo Senato godrebbero dell’immunità parlamentare;
– il bicameralismo non verrebbe superato ma si alimenterebbero i conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato;
– il testo della riforma non semplifica il processo di approvazione delle leggi ma lo complica dal momento che il nuovo senato produrrebbe almeno 7 procedimenti legislativi differenti;
– i costi della politica non vengono dimezzati si risparmierà solo il 20%;
– ampliare il numero dei cittadini comporterà l’obbligo del raggiungimento di 150 mila firme, contro le 50 mila attuali, per i disegni di legge popolare;
– il connubio tra riforma costituzionale e Italicum accentra il potere nelle mani del governo, di un solo leader e di un solo governo.

 

Per concludere, la campagna in favore del  sembra potersi confrontare soprattutto sul contenuto del quesito mentre quella del No, a sostegno delle sue ragioni, si basa soprattutto sulla forma con cui si è arrivati allo stesso.