Ciampino contro il bullismo

 

“Un gioco di squadra – Contro il bullismo e Cyberbullismo”, l’incontro che ieri si è tenuto presso l’IIS – Mercuri sede ITCG “Michele Amari” di Ciampino, organizzato dall’Associazione Culturale San Domenico.
Un momento di profonda riflessione tenuto dalla criminologa Avv. Eleonora Nocito, la Psicologa e Psicoterapeuta Viviana Morelli ed il Comandante della Polizia Locale Avv. Roberto Antonelli.
A fare da moderatore, il Presidente della realtà associativa Dott. Marco Paolucci.

 

Il progetto è stato possibile in seguito alla collaborazione del Dirigente Scolastico dell’Istituto e dell’Amministrazione Comunale di Ciampino, rappresentata dall’Assessore alla Pubblica Istruzione Emanuela Gentile.
Ospiti della conferenza i Consiglieri Regionali Simone Lupi e Antonello Aurigemma.

 

Ma cos’è il bullismo? È una forma di comportamento sociale di tipo violento e intenzionale che può interessare la sfera fisica, psicologica e può essere oppressivo e vessatorio nei confronti di soggetti considerati dal bullo facili bersagli.

 

E il Cyberbullismo? Una sfaccettatura del bullismo stesso, che si estrinseca continuamente e ripetutamente in maniera offensiva attraverso i sistemi della rete.
Ce lo ha raccontato lo sceneggiatore televisivo Paolo Logli, che ha introdotto i lavori, attraverso la proiezione di alcuni video tratti dal programma #Mai Più Bullismo.
Il fattore scatenante di questo fenomeno è la totale incapacità dei ragazzi di confrontarsi, di sviscerare le incomprensioni e la tendenza ad arroccarsi sulle proprie posizioni accerchiando, come un branco, la propria vittima.

 

Attraverso le riprese realizzate posizionando negli zaini delle telecamere nascoste, sono state colte le molteplici sfumature di questa piaga sociale che ha mietuto numerose vittime elevandosi, troppo spesso in maniera esponenziale, ad un vero e proprio reato. Pensiamo al caso del ragazzo quattordicenne brutalmente torturato da un gruppo di tre ragazzi maggiorenni che lo hanno seviziato con un tubo di aria compressa, procurandogli lesioni permanenti.
Ma, al di là dell’esasperazione del fenomeno stesso, il comun denominatore di questa realtà è l’incomunicabilità tra i ragazzi e la sua quotidiana esternazione a discapito del “bullizzato” il quale, se protratta a lungo nel tempo, consolida in se stesso la vergogna e la malsana consapevolezza che effettivamente è lui ad essere sbagliato, quasi a voler giustificare l’atteggiamento del bullo.

 

L’appello dei professionisti in sala di incrementare la sinergia attraverso le istituzioni, le famiglie e la scuola è stato univoco. La nostra è una mentalità standardizzata che ci impedisce – per ignoranza intesa come assenza di conoscenza, falso perbenismo e apparenza – di prendere coscienza di questo disagio che molti dei nostri figli vivono e che, se non adeguatamente aiutati, non riusciranno a superare.

 

Ce lo hanno dimostrato le lacrime delle mamme dei bullizzati durante la visione dei video le quali, nel momento della scoperta di ciò che i propri figli stavano vivendo, si sono rese conto che avevano sottovalutato il problema non dandogli la giusta importanza.
È stato interessante? Oserei definirlo agghiacciante se solo per un attimo ci fermassimo a riflettere su cosa si nasconde dietro. Le cause? Molteplici, ognuna con le sue sfumature. La squadra? Istituzioni, scuola, famiglie e i ragazzi.

 

Impressioni? Combattere l’indifferenza e la superficialità dei giovani che forse ancora ne ignorano la gravità.