Social network: cercasi Galateo

 

Il mio profilo Facebook annovera una discreta quantità di “amici”.

 

Diversamente da quanto affermano altri, io non ho mai cancellato nessuno dalla lista degli amici. Né ho mai rifiutato richieste di amicizia, all’espressa condizione che sia perfettamente individuabile e riconoscibile chi vuole corrispondere con me, perché ritengo che lo scambio di notizie e di idee contribuisca non poco ad arricchire il mio, e spero l’altrui, bagaglio culturale e relazionale.

 

Noto però che la piazza virtuale, come appunto si ama definire Facebook, ha una capacità attrattiva fenomenale e raccoglie, amplificandole, tutte le diverse sfaccettature del comportamento umano. Con la conseguenza di diventare fonte di non pochi equivoci, sia di carattere comunicativo, sia di carattere comportamentale.
Sotto questo aspetto non si salva nessuno.
Poiché però molti dei miei contatti fanno riferimento a soggetti istituzionali, i comuni, o sono di personaggi pubblici (Sindaci, Assessori, Consiglieri, ….), debbo confessare lo sconcerto personale di fronte a certe esternazioni.

 

Mi capita di leggere post inseriti in pagine o profili istituzionali che sembrano scritti per gli amici del bar. O di leggere su profili personali di Sindaci, Assessori o Consiglieri annunci che hanno tutto il senso di comunicati di servizio. Il tutto in un bailamme di linguaggi e di gerghi, nei quali risulta sempre più difficile districarsi per interpretare il senso del messaggio.

 

L’utilità del social network è fuori discussione: ha aperto confini e colmato distanze, sia chilometriche che sociali, che mai avremmo potuto immaginare. Però sono anche convinto che su Facebook, come in piazza, ognuno ci debba stare con la sua identità e con il suo ruolo.

 

Non può irrompere sulla piazza virtuale il Sindaco o l’Assessore e, come un banditore ufficiale del comune, dichiarare a tutti i presenti che le scuole oggi sono aperte o chiuse per la tale ordinanza. A mio modo di vedere queste sono notizie che deve diffondere il banditore ufficiale del comune, cioè la pagina Facebook ufficiale o il profilo twitter dell’ente, ad esempio. Altrettanto non mi pare funzioni bene che le pagine ufficiali o i profili dei comuni vengano invasi da polemiche politiche o addirittura di carattere personale, o usate a livello propagandistico per mettere in mostra iniziative del sindaco o del tale assessore o consigliere.

 

Questa babele comunicativa di notizie date ad impulso, di gerghi formali e informali che si sovrappongono, non risponde ad un criterio di libertà: serve solo ad incrementare la confusione totale del sistema democratico, facendo emergere solo quelli che strillano di più a danno di quelli che hanno idee ed energie per ragionare correttamente ed operare nel giusto al servizio della comunità.

 

Però se qualcuno oggi si mettesse in testa di fare un po’ di regolamentazione verrebbe subito accusato di attentato alla libertà personale. Siccome però questi comportamenti hanno anche un risvolto estetico e antropologico, auspico che nasca presto un nuovo Giovanni Della Casa per scrivere un “Galateo della piazza virtuale”, con la speranza che almeno chi continua a fare lo sciocco lo possiamo tacciare di essere maleducato.