Sanità: HIV e Aids sempre osservati speciali

 

La Sanità della Regione Lazio continua il suo percorso di totale attenzione al miglioramento delle cure, confermando di essere in prima linea per il contrasto a Hiv e Aids.
Il Piano di sorveglianza, controllo e assistenza della sindrome di immunodeficenza in seguito all’AIDS e HIV, trae le sue origini sin dal lontano 1985 e, nel corso degli anni a seguire, è stato integrato e modificato proprio per adeguarsi alla sua evoluzione, che ha visto il suo picco massimo negli anni novanta.

 

Oggi lo scenario si è totalmente ribaltato, e siamo passati dalla fase puramente emergenziale a quella di gestione diretta del paziente, attraverso un piano di prevenzione dell’infezione e all’ampliamento dei servizi offerti dalle strutture sanitarie regionali.

 

Totalmente in linea con il “Piano nazionale di interventi contro l’Hiv e l’Aids (Pnaids)”, approvato dallo Conferenza Stato Regioni, i suoi punti fondamentali sono quelli che seguono:

 

Favorire l’accesso ai test – troppo lunghi i tempi che intercorrono tra il momento dell’infezione e la diagnosi, pertanto, nell’ottica di ridurli, è stata prevista la gratuità del test che può essere richiesto direttamente dall’interessato. Ogni Asl sarà dotata di un punto di counselling e test per Hiv a disposizione dei cittadini. Inoltre è stata introdotta, a carico delle strutture, l’obbligatorietà di fornire informazioni e contribuire al sistema di sorveglianza e reporting. Il test è offerto alle donne in gravidanza e ai soggetti con comportamenti a rischio e nel caso di patologie a cui spesso lo stesso virus è associato;

 

Curare in maniera tempestiva ed efficace le persone affette da Hiv – a cui si affiancherà una politica finalizzata a mantenerle in cura con l’ausilio delle Unità ospedaliere di malattie infettive della Regione. Prosegue inoltre un piano di assistenza domiciliare, in vigore già dal 2016, totalmente rinnovato;

 

Potenziare gli strumenti di sorveglianza – che consentirà di convogliare tutte le informazioni utili sulle caratteristiche clinico-epidemiologiche delle persone a cui la malattia viene diagnosticata. Grazie anche all’incremento di un’attività di sorveglianza di seconda generazione che consentirà di monitorare, in tempo reale, l’evolversi dell’epidemia e l’impatto con degli interventi di controllo, attraverso l’utilizzo di numeri e informazioni derivanti da prestazioni sanitarie come ospedalizzazioni e prescrizioni farmaceutiche;

 

Favorire la prevenzione – con campagne informative rivolte alle popolazioni a rischio e a quelle giudicate vulnerabili, in modo tale che i cittadini siano coscienti di quelle che sono le nozioni fondamentali sul contagio, cura, e diffusione dell’epidemia.