Salone del Gusto: fa il suo esordio la “Pupazza”

 

Oltre al rinomato vino, un altro prodotto dell’enogastronomia di Frascati si prova ad affacciare nel mondo. La Pupazza a tre seni, due per il latte e uno, centrale per il vino, conosciuta anche come Pupazza Frascatana, dalle forme generose e vestita secondo la tradizione contadina ottocentesca, fa il suo ingresso nel Salone del Gusto di Torino. La Pupazza è stata inserita nell’Arca del Gusto, grazie all’impegno e all’attività portata avanti dalla Condotta Slow Food Frascati e Terre Tuscolane, che ha effettuato un lavoro di raccolta delle tracce orali e documentali storiche, col sostegno del Comune di Frascati.  Sarà presentata al prossimo Salone del Gusto di Torino, domenica 23 settembre alle ore 11, all’interno dello stand 3A017 dei Castelli Romani e Prenestini.

 

«Le radici del cibo sono un bene prezioso – ha spiegato Stefano Asaro, Presidente di Slow Food Frascati Terre Tuscolane – che tiene unite le comunità, e la Pupazza Frascatana ne è un esempio di alto valore, perché si collega a una storia alimentare fatta di artigianalità quotidiana, con la quale si viene a rappresentare, attraverso un’immagine, il legame ai prodotti del proprio territorio e alla vista stessa delle persone che lo abitano. La sua presenza nell’Arca del Gusto è una gioia per tutti noi ».

 

I racconti, le memorie orali e le convinzioni popolari locali convergono nel dire che la “Pupazza Frascatana” è il simbolo di Frascati, quale antica e illustre città del vino, e delle donne di Frascati, che lo producono da secoli nelle vigne e che lo seppero gestire in casa, nelle Osterie e con i figli in grembo. Una delle versioni vuole proprio che sia la figura di una giovane balia, capace di calmare i piccoli più irrequieti con una piccola dose di buon vino, da una terza mammella posticcia o dall’antico ciuccio di stoffa inzuppato nel Frascati.

 

La ricetta è semplice, ma richiede invece una certa abilità nella realizzazione. Sia nella preparazione dell’impasto che nella messa in forma si riconoscono le piccole diversità distintive di ognuno dei 7 artigiani, che ancora oggi producono la Pupazza. Pari quantità di farina tipo “0” (taluni usano anche della “00”) e di miele, generalmente di Acacia o Millefiori. Questa è la base comune che vede poi l’aggiunta, da parte di alcuni forni, di una piccola quantità di miele di Castagno (tipicamente locale) o di spezie o aromi agrumati. Il preparato viene poi adagiato negli stampi, per avere la forma compiuta e ogni forno ha la propria matrice.

 

Altra distinzione produttiva viene dalle diverse pratiche nel raffigurare gli occhi e la bocca della Pupazza; si possono praticare delle fessure, oppure usare dei chicchi d’orzo o di caffè, dei pezzetti di frutta candita o di zucchero, mentre per i monili (orecchini, collana) ci sono perle dolci argentate da pasticceria.

 

Anche il nome ha avuto talvolta dei ritocchi, come Bambola o Miss Frascati, ma si conviene che la denominazione più corretta sia quella riconosciuta anche in ambito istituzionale regionale come Pupazza Frascati. Gli attuali produttori frascatani della Pupazza sono: Pasticceria Purificato, Antico Forno F.lli Senz’acqua, Pasticceria Oreste Molinari, Il Fornaio, Forno a legna Ceralli, Antico Forno Molinari, Il Fornaretto di Romeo Amadei.

 

Fonte: Ufficio Stampa Comune di Frascati