Questa di Marinella (la sartoria), è la storia vera . . .

 

Correva il 1914 nel Bel Paese. A Bologna veniva inaugurata la Maserati, per la prima volta si svolsero le amministrative a suffragio universale maschile, ed usciva nelle sale il film muto Miseria e Nobiltà tratto dalla commedia di Edoardo Scarpetta. E nel 1914 in una bottega di 20 mq a Piazza della Vittoria, sul meraviglioso lungomare di Riviera di Chiaia a Napoli, alza la serranda della sartoria Eugenio Marinella.

 

La bottega diventa immediatamente il punto di riferimento dei giovanotti napoletani dell’epoca, che affidavano a Don Eugenio il compito di creargli un guardaroba elegante e ricercato. Oggi, a distanza di oltre cent’anni, Marinella è diventato famoso in tutto il mondo, e le sue cravatte sono ambite dai Grandi dell’intero globo. Alla guida dell’azienda, oggi c’è ancora la famiglia Marinella, ed è proprio Maurizio Marinella, che racconta questo vanto italiano nel mondo.

 

e-marinellaarchivio1944_1La visione di Eugenio Marinella prende vita, ed un angolo di eleganza inglese dal cuore partenopeo, sboccia prepotente. Ci racconti gli inizi del mito.
<<La nostra storia inizia 102 anni fa, quando mio nonno, Don Eugenio Marinella, decise di aprire un piccolo angolo di Inghilterra nel cuore di Napoli. Il nostro modello di business è basato sulla famiglia, cuore fondante di tutto. L’idea è quella di procedere passo dopo passo, senza azzardi, cercando di diffondere il nome dell’azienda nel mondo, ma sempre in modo equilibrato. Sin dagli inizi abbiamo puntato sulla qualità, sulla selezione, piuttosto che sulla quantità. Siamo stati i primi ad importare prodotti inglesi, come Aquascutum, Briggs, i profumi di Penhaligon’s. All’inizio, l’attività principale della bottega non è la cravatta ma la camicia, regina del guardaroba maschile. Al fine di essere al top della moda e della qualità, Eugenio induce alcuni artigiani camiciai di livello senza pari a trasferirsi da Parigi per insegnare ai suoi operai l’arte del taglio. Le cravatte, poi, sono realizzate esclusivamente in sette pieghe: il quadrato è piegato sette volte verso l’interno così da dare alla cravatta una consistenza incomparabile. È solo molto dopo che fa la sua comparsa la cravatta attuale con la struttura interna. Il negozio è passato attraverso avvenimenti storici importanti che hanno cambiato anche il corso della sua storia: le due guerre mondiali, il declino dell’antica nobiltà e la comparsa della nuova borghesia, con l’avvento dei prodotti americani che portano sostanziali cambiamenti della moda. Molto attento alle evoluzioni della società e del costume, nonno Eugenio interrompe la produzione di camicie a favore della cravatta>>.

 

e-marinellaarchivio1968_01915 – 1918 e 1939 – 1945. Marinella attraversa la storia delle due grandi guerre mondiali. Quali sono stati i passi fondamentali per continuare a tenere in vita l’attività?
<<Come già avuto modo di rispondere nella precedente domanda, il corso della storia ha cambiato anche il nostro, ma mio nonno e mio padre hanno sempre tenuto duro e hanno continuato a portare avanti la loro idea di qualità ed eleganza. Mi piace ricordare, come esempio, che mio nonno Eugenio, dopo la Seconda Guerra mondiale, coerentemente con le sue scelte e le sue idee, scelse nel periodo delle sanzioni, quando era vietato importare prodotti dall’estero, di aprire un negozio vuoto, senza i suoi prodotti inglesi. Nonostante tutto, il suo sacrificio l’ha ripagato e un po’ alla volta, con grande impegno, le cose sono ritornate alla normalità>>.
Anni ’50. Ripresa, ricostruzione, e l’America che bussa alle porte della Vecchia Europa, che vede iniziare lentamente i suoi usi e costumi a mutare. Quali sono i dettami della nuova moda, e come si adatta il vostro stile?
<<Da sempre il nostro sguardo è rivolto all’Inghilterra. In Inghilterra hanno sempre avuto molto intuito per la qualità. Le stoffe per i vestiti, le sete, i tessuti in generale, i cashmere sono di ottima qualità. Dove loro erano/sono meno forti, la manifattura e la modellistica, noi ci abbiamo messo la nostra artigianalità e tradizione napoletana. In generale, guardo la moda e cerco di essere informato su tutto, perché è giusto essere al passo con i tempi, ma cerchiamo di tradurre il tutto con il nostro stile. L’idea è sempre stata quella di unire il meglio delle competenze per ottenere il miglior prodotto>>.

 

Anni ’80. Il Presidente della Repubblica Italiana Francesco Cossiga, funge da involontario testimonial, regalando le vostre cravatte. È a quel punto che la fama di Marinella acquista contorni planetari?
<<Il Presidente Cossiga è stato nostro ambasciatore nel mondo e grazie a lui, siamo “arrivati al collo” di molti personaggi importanti. Mantenere il prestigio che lui ci ha dato è stato frutto di impegno nel non deludere i nostri clienti né sulla qualità, né sul servizio>>.

 

Attualmente la richiesta delle vostre cravatte è enorme. Come riuscite a mantenere alti i vostri standard di qualità ed artigianalità?
<<La richiesta fortunatamente è elevata e siamo costretti a dire qualche no. Proprio perché il nostro lavoro è artigianale, i nostri ritmi, per quanto elevati, non saranno mai quelli industriali. È una questione di scelte e noi scegliamo di essere coerenti con ciò che siamo sempre stati. Questo, ovviamente, non significa non essere grati per tutto quello che abbiamo, ma la filosofia dell’azienda è sempre stata quella di rimanere umili e di non strafare, pur cercando di essere al passo con i tempi>>.

 

Qual è il nodo più elegante?

<<Il primo che si fa la mattina! Il nodo è qualcosa di personale, esprime chi siamo, spesso il nostro carattere e la nostra personalità>>.

 

Il complimento più bello?

<<Quando qualcuno viene a Napoli e ci racconta che un amico o collega gli dice: “vai a Napoli? Prendimi una cravatta da Marinella”, senza specificare il colore, la tipologia…>>.

 

La creazione alla quale siete più legati?

<<Non so se c’è una creazione, siamo orgogliosi di tutti i nostri prodotti. Credo che la cosa a cui siamo più legati è il preservare la nostra qualità>>.

 

Siete celebri per le cravatte su misura. Quale è stata la richiesta più bizzarra?
<<Certamente quella di una cravatta con le punte asimmetriche>>.
L’apertura della vostra bottega è da sempre alle 06:30 del mattino, indice di legame molto forte con la tradizione.

 

Qual è la prossima sfida di Marinella?
<<Apriamo tutti i giorni dell’anno alle 6.30 da sempre. Quando a inizio secolo mio nonno aprì, un po’ alla volta, la nostra piccola bottega divenne punto di incontro per i giovanotti partenopei. Siamo di fronte alla Villa Reale, dove vi era il trotter delle giovani nobildonne. All’epoca, le signore cavalcavano non a cavalcioni, ma lateralmente, questo faceva scoprire un polpaccio, una caviglia ed era un’emozione per i giovanotti che erano lì ad ammirarle. Da allora abbiamo mantenuto questa tradizione e accogliamo i nostri clienti dalle 6.30, anche perché arrivava il postale da Palermo e le persone, non sapendo dove andare, ci venivano a trovare. Io vivo due commerci differenti, la mattina dalle 6.30 alle 9.00 è un commercio più rilassato, dove si beve un caffè insieme ai clienti, si ha tempo per scambiare due chiacchiere. Dalle 9.00 in poi inizia il lavoro frenetico, più meccanico, dove le persone comprano al volo e scappano per motivi di lavoro o familiari>>.

 

E quindi, se doveste passare a Napoli, andate da Marinella, e ricordatevi del sottoscritto . . .