Genzano sulla via della condivisione per lo Sprar

 

In concomitanza con la pubblicazione del decreto, firmato dal Ministro Minniti, che approva l’assegnazione delle risorse agli enti locali per l’avvio di un progetto di accoglienza dei richiedenti asilo nell’ambito dello Sprar, il Comune di Genzano, durante un’assemblea pubblica presso l’Auditorium dello stesso comune, ha deciso di condividere questa eventuale scelta con i suoi concittadini.

 

Il primo cittadino Daniele Lorenzon, nel suo intervento di apertura, ha spiegato come l’accoglienza vada interpretata in termini di ricezione, gestione, collocazione e inserimento. Il numero dei migranti che ogni ente locale può accogliere è determinato da un numero di quote su base regionale che tiene conto della popolazione, del Pil, e di quanti siano già ospitati da ciascuna Regione. Proseguendo nelle sue delucidazioni, ha sottolineato il fatto che, a fronte del flusso dei migranti, le Prefetture sono costrette ad indire dei bandi per l’apertura dei Cas. Questi possono accogliere centinaia di persone, il cui controllo è formalmente di competenza delle Prefetture stesse, ma di fatto l’attività giornaliera viene svolta dall’associazione o cooperativa di turno che ha vinto il bando.

 

Ma dal momento che, allo stato attuale, il sistema di protezione non è in grado di soddisfare tutte le richieste di accoglienza, si delineano solo due strade percorribili: la prima dei Centri di Accoglienza e la seconda dello Sprar.
L’assessore alle Politiche Sociali Elisabetta Valeri, è entrata maggiormente nel dettaglio: <<Il sistema di accoglienza dei migranti in Italia è diviso tra strutture di prima e di seconda accoglienza. I Cas sono considerati uno strumento efficace per gestire flussi straordinari di persone, ma sono inadatti a gestire un flusso costante, e a lungo termine ci ritroveremmo a fare i conti con una struttura che è stata aperta senza il nostro appoggio e che ci ha scombussolato la vita; i migranti rimangono parcheggiati per mesi o anni, in attesa che venga esaminata la loro richiesta di asilo, in posti che non hanno, fra gli obiettivi, quelli di fare integrazione, ma solo fornire loro un tetto e un pasto. La seconda strada si chiama Sprar, e viene gestita dalle associazioni che presentano dei progetti in collaborazione con i Comuni nei quali verrà istituita la loro struttura. Questa seconda ipotesi prevede lo smistamento in centri di piccole dimensioni, specializzati nell’inserimento degli ospiti in società. Parliamo di centri con numeri molto inferiori a quelli dei Cas e che devono rispettare parametri molto stringenti sul personale e le attività educative>>.

 

L’adesione allo Sprar, come ha concluso lo stesso Sindaco, garantisce il rispetto delle quote nella misura di tre migranti ogni 1.000 abitanti, consentendo all’amministrazione di monitorare il flusso sul territorio, ed evitando altresì la formazione di ghetti o di bacini di criminali. Pertanto, alla luce dei criteri di ripartizione impartiti dalle direttive dello Sprar, nel caso specifico, si parlerebbe per Genzano di massimo 88 soggetti.

 

<<E, soprattutto, impedisce l’apertura di nuovi Cas da parte delle cooperative che partecipano ai bandi e, quindi, l’arrivo di persone sul territorio senza che noi come comunità possiamo ricoprire un ruolo attivo>>, ci ha tenuto ad aggiunre l’assessore Valeri. <<Il cuore della questione – ha incalzato – è proprio questo: noi possiamo aderire ad un progetto Sprar, ma se non aderiamo, l’accoglienza sarà data ad un progetto privato sul quale non potremmo intervenire in alcun modo. Il progetto è solo una bozza, dipende da voi decidere se aderire o meno. Non pensiamo, non ci vantiamo di avere le idee migliori ma dobbiamo avere delle idee per forza, altrimenti non ci avreste scelto. Ma siamo ben disponibili a metterle in comune e costruire un progetto insieme>>.