Coronavirus tra tragedia e complottismi

 

Da novembre, o forse ottobre, del 2019, l’umanità sta facendo i conti con un nuovo virus, in Italia ormai tutti ce ne siamo resi conto, costretti a vivere isolati nelle nostre case.
On-line è possibile leggere le ipotesi più assurde sull’origine del virus e sull’eziopatogenesi che ne deriva. Cercheremo di analizzare alcuni di questi aspetti, alla luce della nostra ragione, con la consapevolezza dei limiti imposti al reperimento di dati di prima mano e con l’umiltà di chi non è esperto del settore medico-scientifico.

 

Per quanto riguarda la genesi del virus due sembrano essere le possibilità:
1. Il virus è stato trasmesso dagli animali agli esseri umani;
2. Il virus è stato creato in laboratorio, nell’ambito delle sperimentazioni.
Nel primo caso si sostiene che il virus dai pipistrelli sia passato ai serpenti e quindi, non si sa bene come, sia arrivato all’uomo. Complice sembrerebbe essere stato il mercato alimentare di Wuhan dove si vende carne di animali selvatici.

 

Nel secondo caso possiamo distinguere due possibilità:
a. La diffusione accidentale del virus;
b. La diffusione volontaria del virus.
Se ci fosse stata una diffusione accidentale di un virus prodotto in laboratorio questa sarebbe da attribuire certamente alla Cina, come afferma Francis Boyle, professore di diritto presso l’Università dell’Illinois che nel 1989 ha redatto il Biological Weapons Act, la legge sull’antiterrorismo per le armi biologiche. Boyle sostiene, infatti, che il coronavirus, “un’arma da guerra biologica potenzialmente letale”, sarebbe “fuoriuscito da un laboratorio di massima sicurezza” di Wuhan.
Se invece la diffusione fosse stata volontaria si dovrebbe pensare che qualche stato intendesse attaccare la Cina, così hanno argomentato alcuni opinionisti cinesi e russi, ripresi nelle ipotesi di Diego Fusaro, che vede negli Stati Uniti il principale soggetto a cui gioverebbe un tracollo dell’economia cinese.

 

Questo ultimo scenario, che non può essere scartato a priori, potrebbe essere smentito a posteriori, se anche quegli stati che sono stati individuati come mandanti del contagio alla fine dovessero subirne gli effetti con le relative difficoltà economiche. Sicuramente non potrebbe essere stata l’Italia a diffondere volontariamente il virus, visto che è uno degli stati che più ne sta pagando le tragiche conseguenze.

 

Se la Geopolitica si azzuffa sulle possibili origini del Coronavirus, non avendo tuttavia prove concrete su cui fondare le proprie ipotesi, anche lo sviluppo della malattia non ha trovato tutti concordi, ancora oggi gli stati della UE hanno difficoltà ad individuare delle misure comuni di contenimento del contagio. In Italia ogni Regione si stava muovendo autonomamente fino a che non è intervenuto il Governo centrale con misure estremamente restrittive, tipiche dei tempi di guerra.

 

In Italia abbiamo assistito al dibattito scientifico più acceso degli ultimi anni, da una parte ci sono virologi che come Roberto Burioni hanno chiesto fin da subito l’attuazione di misure restrittive alla circolazione delle persone; mentre altri, come Maria Rita Gismondo, hanno paragonato gli effetti del coronavirus a quelli di una semplice influenza. Il Governo ha preferito all’inizio minimizzare, forse sperava che le considerazioni della Gismondo si avverassero; alcuni politici hanno addirittura invitato a non fermare l’Italia e si sono fatti fotografare con l’aperitivo in mano in compagnia dei giovani militanti. Dopo, mentre i politici ottimisti finivano in quarantena, il Governo ha iniziato a varare misure sempre più restrittive delle libertà individuali: chiusura delle scuole, chiusura delle attività non essenziali, chiusura dei parchi… insomma, tutti dentro casa.

 

Le misure restrittive hanno fatto scatenare i complottisti da tastiera, che vedono strane pianificazioni per il controllo sociale con la restrizione delle libertà individuali. Lasceremo che a smentire queste persone siano i fatti; non ci sono più persone che pensano in questo modo in Lombardia, e nei prossimi giorni, il tremendo rumore delle sirene, il crescente dilagare del morbo, toglierà i dubbi anche ai complottisti del centro-sud Italia.
L’emergenza c’è, interessa fortemente il Sistema Sanitario che rischia il collasso, così da non poter più garantire neanche le cure ordinarie. Queste motivazioni hanno spinto a scegliere misure drastiche di isolamento della popolazione.
L’aspetto ora più dibattuto è quello delle percentuali, tutti desiderano sapere che tasso di mortalità ha il virus, per poter fare una rapida previsione di sopravvivenza. Questo è certamente il calcolo più difficoltoso. Perché i numeri vanno sempre interpretati, ma soprattutto vanno trascritti bene.

 

Quali sono le difficoltà nello stabilire percentuali?
1. Non sappiamo effettivamente il numero delle persone contagiate, ci sono gli asintomatici che non necessitano di tampone, se venissero messi nel numero dei contagiati diminuirebbe più o meno sensibilmente la percentuale della mortalità;
2. Il coronavirus diventa letale generalmente quando è associato ad altre patologie (cardiopatie, diabete… ), tanto da aver alimentato il dibattito sulle cause della morte. Le morti sono causate dal coronavirus o i morti muoiono per altre cause e con il coronavirus?
Non siamo in grado di illuminare completamente su tali perplessità, possiamo tuttavia tentare di analizzare i dati cinesi.
Indipendentemente da come siano stati presi i dati, ovvero da quanti tamponi siano stati fatti (solo ai sintomatici o in modo diffuso) sicuramente c’è stato sul territorio cinese un atteggiamento omogeneo nella cattura dei dati. Tali dati ci consentono di individuare due aree: la città di Wuahn con tutta la regione dell’Hubei e il resto della Cina. Nella regione dell’Hubei si è registrata una mortalità che si aggira intorno al 5%, nelle regioni più lontane dal focolaio la mortalità è scesa verso l’1%. Questo testimonia che le misure di contenimento hanno funzionato, che dove non è possibile trattenere il contagio (a Wuahn ci si è resi tardi conto di quello che stava avvenendo) il numero dei malati moltiplica in modo esponenziale saturando il sistema sanitario e la difficoltà nell’avere cure immediate sembrerebbe aumentare la mortalità.

 

Quindi possiamo ritenere prevedibile che se i reparti di terapia intensiva italiani venissero affollati potrebbe essere difficile accudire e trattare con perizia tutti i malati, questo potrebbe comportare un importante aumento dei decessi, con relativa diminuzione media dell’età dei casi a rischio, come in Lombardia, ecco perché sono fondamentali le misure straordinarie prese dal Governo.

 

Un’ultima considerazione la dobbiamo fare sul peso economico e sociale del Conronavirus. Fermando il Paese si è deciso di tutelare la salute pubblica, come è giusto che si faccia, soprattutto nel rispetto delle fasce più deboli della popolazione, di tutti i soggetti con un quadro clinico compromesso. È fondamentale individuare fin da subito le misure di sostegno all’imprenditoria, alle P.iva e ai contratti atipici, sotto quest’ultime due nomenclature si nasconde il precariato contemporaneo, che interessa soprattutto i giovani. In un momento di difficoltà è necessario trovare il coraggio e la forza di investire, indipendentemente dai vincoli di un’Europa arcigna e matrigna, è necessario sostenere il futuro, affinché ai morti per coronavirus non debbano aggiungersi i suicidi per disperazione.