Alimentazione: sempre più italiani si credono allergici

allergie e intolleranze in crescita per gli italiani?

 

Gli italiani che modificano la loro alimentazione, poichè si credono allergici o intolleranti, sono sempre di più: è sufficiente essere stanchi, oppure avere dei dolori o dei gonfiori addominali per allarmarsi e ricondurre il tutto ad un problema alimentare. E allora via coi test, scientifici o meno, dal costo davvero inaccessibile, per scoprire la lista dei cibi responsabili, quindi assolutamente da evitare.

 

Fra le intolleranze possibili, le più diffuse sono quelle al lattosio e al glutine, che non ha nulla a che vedere con la celiachia… un’operazione di buisness? I dati emersi dalle ultime ricerche condotte negli Stati Uniti  hanno dimostrato che tra gli americani sia cresciuta la convinzione che un’alimentazione priva di glutine sia migliore, così che il commercio dei prodotti gluten free ha raggiunto un giro d’affari di quasi 12 miliardi di dollari e la tendenza è destinata ad aumentare.

 

Il presidente della Sige, la Società Italiana di Gastroscopia ed Endoscopia Digestiva, ha dichiarato che non bisogna affidarsi a test fasulli nè all’autodiagnosi, ma che l’unico modo utile per comprendere se si hanno davvero allergie o problemi alimentari, è quella di escludere alcune patologie come la celiachia, malattie infiammatorie o parassitosi intestinali, dopodichè procedere con la dieta delle esclusioni, per capire se si è realmente sensibili ad un determinato alimento.

Mangiare sano è fondamentale, ma lo è soprattutto seguire una dieta, varia e bilanciata, senza privarsi, a meno di un’evidenza scientifica, di determinati alimenti.

 

Se si vuole seguire una dieta a basso contenuto di allergeni per vedere come il nostro organismo risponde, è bene fare il pieno di riso e derivati, di carne d’agnello, di pesce, di olio d’oliva e di frutta e verdura. Meglio escludere per il periodo d’osservazione alimenti che spesso sono oggetto di reazioni come il latte vaccino, i crostacei, alcuni legumi (ceci, lenticchie), le uova, gli agrumi, le fragole, il cacao, la frutta a guscio, la carne bovina e tutti i prodotti industriali.

Questa delle esclusioni è infatti una valida modalità per comprendere se realmente l’alimentazione va cambiata ed alcuni cibi sono da escludere, ma bisogna essere pazienti e annotare tutto. Tenersi lontani dai prick test è fondamentale poichè questi dimostrano una reattività cutanea con alcuni alimenti, ma non ci sono prove che si verifichi analoga reazione gastrointestinale.

 

Evitiamo continuamente quindi di parlare di intolleranze, piuttosto prendiamo in considerazione l’ipotesi che, in determinate situazioni di stress o di infiammazione del tratto gastro-intestinale, certi sintomi potrebbero presentarsi, ma che l’esclusione dei cibi che le provocano è solamente transitoria. Niente esclusione di alimenti a vita senza evidenze scientifiche e, prima di prendere qualunque decisione, è bene consultare un gastroenterologo, un medico nutrizionista o un allergologo, il cui fondamentale compito è quello di ascoltare il paziente, ed assicurarsi che non sia affetto da malattie serie come Crohn o dalla rettocolite ulcerosa.

 

Prendiamoci del tempo per noi, soprattutto quando si tratta della nostra salute!