A che punto siamo con il riciclo della plastica?

 

Il Corepla è il consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica. In occasione del ventennale della sua attività ha redatto, in collaborazione con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, il Green Economy Report: “Il futuro del riciclo della plastica nella circular economy – verso il riciclo intelligente degli imballaggi in plastica”.

 

La capillarità dell’attività consortile di Corepla si estende su 7.300 comuni, coprendo il 97% della popolazione, mentre i Centri di Stoccaggio e Sezione sono 33, e oltre 100 le piattaforme di supporto per la raccolta da superficie privata. Inoltre si avvale di 73 impianti di riciclo, di cui 22 in Unione Europea e, solo nel 2017, ha erogato 310 milioni di euro di corrispettivi a Comuni e soggetti delegati per la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica.
Sono circa 2600 le aziende che vi aderiscono tra produttori, trasformatori, importatori e riciclatori/recuperatori.

 

Lo studio è stato presentato presso l’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano, alla presenza di numerosi relatori, tra cui Antonello Ciotti, presidente di Corepla, Dario Galli, vice ministro dello sviluppo economico, Salvatore Micillo, Sottosegretario all’Ambiente, e Edo Ronchi, presidente di Fondazione sostenibile.
Se l’industria del riciclo della plastica continua ad essere motivo di accrescimento per l’Italia, i dati statistici del report stesso ci pongono di fronte ad una realtà in cui il Lazio e Roma stessa potrebbero fare molto di più.
Infatti, nonostante il nostro Paese annoveri il 43,44% di attività di riciclo, conquistando le prime posizioni nella statistica delle grandi economie in Europa dopo Germania e Spagna, non tutte le regioni italiane hanno contribuito, virtuosamente, al conseguimento di questo trend positivo.

 

Secondo i dati Corepla, il Lazio occupa la quattordicesima posizione su venti, confermando un divario, di non poca importanza, tra il nord e il sud, in cui la Sicilia ottiene la maglia nera.
Ma in uno scenario che potrebbe sembrare poco edificante, la discrepanza non è poi così netta se solo si considera che, ad esempio, la Campania è al sesto posto dopo Valle D’Aosta, Sardegna, Veneto, Emilia-Romagna e Marche.

 

Ad inizio lavori il presidente di Corepla Antonello Ciotti ha introdotto il dibattito con questa dichiarazione: <<La nuova economia circolare è fattore propulsivo e determinante di competitività sui mercati nazionali ed esteri. Stimolare la ricerca per innovare e arricchire le proposte nel campo del riciclo rivolte al mondo industriale è l’obiettivo di Corepla. Sono orgoglioso di un sistema che ha scelto, tra i primi in Europa, di estendere la raccolta e il riciclo a tutti (e aggiungo sempre e ovunque) gli imballaggi in plastica e non solo a quelli di maggior valore, perché ci ha permesso di sperimentare e progredire creando una filiera divenuta oggi un’eccellenza a livello europeo, creando così lavoro ed innovazione. Gli scenari futuri andranno sviluppati con tutti gli attori della filiera e con il supporto e la guida del legislatore>>.

 

In un contesto in cui le regioni meridionali hanno notevolmente incrementato e addirittura quantuplicato i quantitativi di raccolta e riciclo, tra il 2005 e il 2017, in tutta la penisola italiana, la percentuale è aumentata del 64%… di cui Corepla è responsabile per l’82%. Solo nel 2017 il sistema Corepla ha superato il milione di tonnellate di imballaggi e, sempre tra il 2005 e il 2017, con l’attività del consorzio, si è potuto evitare l’utilizzo di 3 milioni di tonnellate di materia prima, senza contare i vantaggi conseguiti, in termini economici, pari a 2 miliardi di euro di cui: 1,5 come valore di materia prima non consumata, a cui devono aggiungersi 450 milioni derivanti dall’energia prodotta grazie al recupero dei rifiuti di imballaggio in plastica, e 93 milioni per le emissioni evitate di C02.

 

Pur trattandosi di un quadro positivo non mancano, però, alcune criticità… come lo stesso report evidenzia. Infatti negli ultimi anni, nonostante la crescita delle attività di raccolta, quelle del riciclo sono leggermente diminuite. Dallo studio dei dati statistici sembrerebbe che il calo sia tutto da attribuire all’effettiva riciclabilità del materiale in plastica registrata dalla “frazione estranea” (plastica non da imballaggi e materiali non plastici) che è passata, dal 2014 al 2017, da 42 a 95 mila tonnellate.